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venerdì 17 aprile 2015

Suicidi per crisi economica. Link Lab pubblica i dati completi relativi al triennio 2012-2014

In totale 439: nel 2014 sono stati 201, nel 2013 erano 149, nel 2012 se ne contavano 89. Il picco massimo nel 2° trimestre del 2014, poi in in diminuzione.
Il fenomeno non conosce più differenze geografiche o di tipologia lavorativa: 45% gli imprenditori suicidi, 42 i disoccupati.
Crisi economica: negli ultimi 3 anni più che raddoppiati i suicidi. Nell’anno 2014 sono state complessivamente 201 le persone che si sono tolte la vita per motivazioni economiche, rispetto ai 149 casi registrati nel 2013 e agli 89 del 2012. Sale quindi a 439 il numero complessivo dei suicidi per motivi legati alla crisi economica registrati in Italia nel triennio 2012-2014.
Sono questi gli ultimi dati resi noti da Link Lab, il Laboratorio di Ricerca Socio-Economica dell’Università degli Studi Link Campus University, che da oltre tre anni studia il fenomeno e che adesso pubblica i dati complessivi di un’attività di monitoraggio avviata nel 2012.
«La crisi economica continua a contare le sue vittime – dichiara Nicola Ferrigni, docente di Sociologia della Link Campus University e direttore di Link Lab – che negli ultimi tre anni sono cresciute in maniera esponenziale. Dopo l’impennata registrata nel 2013, infatti, i suicidi legati a difficoltà economiche hanno conosciuto un ulteriore e significativo aumento nel corso del 2014 risultando più che raddoppiati rispetto al 2012. Un’escalation che ben rappresenta un drammatico scenario in cui debiti, fallimenti, licenziamenti, stipendi non percepiti, disoccupazione diventano il movente di stragi che si consumano quotidianamente. L’analisi complessiva dei 3 anni, evidenzia un fenomeno che sta interessando in maniera trasversale strati sempre più ampi della popolazione senza alcuna particolare caratterizzazione geografica, investendo con la stessa forza Nord, Sud ed Isole, e che sta trascinando prepotentemente verso la disperazione non più solo imprenditori e titolari di azienda ma un numero sempre più considerevole di disoccupati: 45% gli imprenditori suicidi, 42% i disoccupati».
Segnale positivo negli ultimi mesi del 2014. « Un segnale positivo tuttavia prosegue Nicola Ferrigni – arriva dagli ultimi mesi del 2014 che registrano una significativa diminuzione del numero di suicidi: a partire dal mese di agosto con i 12 casi registrati per arrivare ai 10 e 11 casi rispettivamente nei mesi di novembre e dicembre», il numero più basso di vittime dall’inizio dell’anno contro i 26 tragici episodi di aprile che si conferma, come nel 2013, il mese con il maggior numero di suicidi. «Si tratta con molta probabilità – continua il direttore di Link Lab – dell’ennesima iniezione di fiducia degli italiani, in line con quella registrata dall’Istat a fine marzo che vede imprese e consumatori più ottimisti sulla ripresa dell’economia e del Paese e che riaccende dunque le speranze».
Si abbassa l’età delle vittime. Dal 2012 si assiste ad un abbassamento dell’età delle vittime: la classe d’età che va dai 35 ai 44 anni, infatti, ha conosciuto un notevole incremento passando dal 13,5% del 2012 al 21,4% del 2014. Appare altrettanto preoccupante il numero dei suicidi legati a problematiche e difficoltà economiche tra i più giovani: tra il 2012 e il 2014, il 5,5% delle vittime ha infatti un’età compresa tra i 25 e i 34 anni (4% nel 2014) mentre l’1,4% ha meno di 25 anni (2,5% nel 2014 a fronte di una percentuale pari a 0 registrata nel 2012).
Il fenomeno non conosce più differenze geografiche: al Sud come al Nord. L’analisi complessiva dei dati relativi al triennio 2012-2014, pur confermando il triste primato del Nord-Est – che registra complessivamente il 25,3% del totale dei suicidi – rileva una progressiva uniformità della distribuzione del fenomeno nelle diverse aree geografiche. Le regioni dell’Italia centrale infatti dal 2012 al 2014 contano il 22,3% dei suicidi, il Sud il 20,3%, il Nord-Ovest il 20% e le Isole l’11,8%.
Nel dettaglio, dal 2012 scende la percentuale dei suicidi nel Nord-Est che passa dal 30,3% al 25,9% del 2014, mentre sale la quota di suicidi per crisi economica al Sud passando dal 14,6% del 2012 al 23,4% del 2014. Appare altrettanto significativo l’aumento del numero di suicidi nel Nord-Ovest, con una percentuale che passa dal 13,5% del 2012 al 20,4% del 2014. In leggera diminuzione la percentuale di suicidi nel Centro Italia che, se nel 2012 rappresentavano il 25,8% del totale, scendono al 20,9% nel 2014, così come la percentuale dei suicidi nelle Isole che passa dal 15,7% al 9,4%.
Le regioni più colpite dal fenomeno appaiono in ogni caso quelle del Veneto e della Campania che dal 2012 al 2014 fanno registrare rispettivamente il 17,7% e l’11,6% del totale dei suicidi per crisi economica.
Aumento vertiginoso tra i disoccupati. Dal 2012 al 2014 sono stati rispettivamente 198 gli imprenditori (il 45,1% del totale) e 183 i disoccupati (41,7% sul totale) vittime di suicidio per crisi economica. Quello che emerge con drammatica evidenza è però proprio l’aumento del numero di coloro che hanno deciso di togliersi la vita in seguito alla perdita del posto di lavoro: i disoccupati suicidi infatti passano dal 31,5% del 2012 al 38,9% del 2013 e al 48,3% del 2014. Tra i disoccupati, a destare preoccupazione è soprattutto il dato relativo ai più giovani, al di sotto dei 34 anni. A fronte infatti del 6,9% del totale dei suicidi registrati dall’inizio del 2012 a fine 2014, tra tutte le categorie occupazionali, si rileva una percentuale più elevata, pari al 12,4% fatta registrare dalla sola categoria dei disoccupati con età inferiore ai 34 anni.
Nel 2014 più che raddoppiato rispetto al 2012 anche il numero dei tentati suicidi. Preoccupante e significativo – conclude Nicola Ferrigni – anche il numero dei tentati suicidi: sono infatti 115 le persone che nel 2014 hanno provato a togliersi la vita per motivazioni riconducibili alla crisi economica, a fronte dei complessivi 86 del 2013 e dei 48 del 2012. Salgono così complessivamente a 249 i tentati suicidi registrati in Italia per motivazioni economiche dal 2012 al 2014.

giovedì 9 aprile 2015

Pescante. Confermata la carica di ambasciatore presso le Nazioni Unite

Ancora un quadriennio per Mario Pescante, nominato dal Presidente CIO, Thomas Bach, come ambasciatore delle Nazioni Unite in rappresentanza del Comitato Olimpico internazionale. Un punto in più in favore dell’Italia e del progetto Giochi Olimpici 2024.
La candidatura di Pescante ha prevalso sull’ex Segretario della Nato, il danese Rasmussen e il membro Cio statunitense Probst.

Il Prof. Mario Pescante, docente del Corso di Laurea in Giurisprudenza e dell’Mba in Diritto e Management dello Sport alla Link Campus University,  svolge già da una decina di anni l’incarico di Presidente della Commissione Rapporti Internazionali.
Il primo appuntamento sarà all’Onu, il 22 marzo, per avviare l’iter per l’approvazione dell’Assemblea delle Nazioni Unite per il voto alla risoluzione della Tregua Olimpica, in vista dei Giochi Olimpici di Rio del 2016. “Il dibattito al Palazzo di vetro si preannuncia molto animato, perché quando lo sport incrocia i contrasti internazionali la strada è sempre in salita: puntiamo a una risoluzione con il voto unanime” ha spiegato Pescante che il 17 marzo si recherà a Losanna.
Il Segretario Generale dell’Onu, Ban Ki Moon, ha richiesto una forte campagna di sensibilizzazione a favore della tregua olimpica. L’ 11 marzo 2015, nel Salone d’Onore del Coni, si è tenuta una lezione accademica dove Pescante ha ribadito tale necessità. Alla lezione hanno partecipato Giovanni Malagò, Presidente del Coni e Luca Pancalli, Presidente Comitato Paralimpico italiano e molte icone sportive italiane come Nicola Pietrangeli, Manuela di Centa, Novella Calligaris, Daniela Masala e Mauro Checcoli. In prima fila molte autorità tra cui fila Raffaele Squintieri, neo presidente della Corte dei Conti, Gianni Letta e il Senatore Raffaele Ranucci.
Il Presidente del CONI, Giovanni Malagò, ha aperto i lavori ricordando l’importanza del tema e il fondamentale ruolo giocato dallo sport. “Faccio i complimenti a Mario Pescante, ambasciatore del CIO all’interno dell’ONU. Siamo l’unico settore che mette tutti d’accordo, perché lo sport è uno strumento che unisce oltre ogni barriera. C’è un filo che ci lega, c’è la storia che insegna come si siano superate tante storie di diversità. Con un significato più bello di quello delle medaglie. Dobbiamo alimentare queste tematiche, tenerle vive. Bach fa bene ad affidare a Pescante questo compito e noi facciamo bene a sostenerlo. Tutti i Paesi devono essere superiori a quello che succede nel mondo. Qui si tratta di far vedere come lo sport vada molto oltre la propri mission. Dobbiamo dimostrare di essere un’unica famiglia, anche se rivali sul campo. Un ultimo saluto agli atleti francesi scomparsi nella tragedia in Argentina”.