Analizzare la natura e l’evoluzione
della disinformazione nell’era del
cyber-power come arma di lotta politica, militare ed economica e valutare l’impatto di attività
disinformative sulla sicurezza e sugli interessi nazionali italiani.
Questi sono i due obiettivi del convegno “Disinformazione e
manipolazione delle percezioni: una nuova minaccia al sistema Paese”,
organizzato da Link Campus University e dall’Istituto Gino
Germani di Scienze Sociali e Studi Strategici (22 gennaio, ore 9.30, presso
Link Campus University via Nomentana 335, Roma).
Lo sviluppo di nuove tecnologie informatiche e dei “nuovi
media” (Google, YouTube, Twitter , Facebook,
etc.) ha determinato un notevole potenziamento degli strumenti per orientare l’opinione pubblica. La Rete facilita e
rende sempre più efficaci le azioni disinformative.
Essa consente la diffusione massiccia, incontrollata e pressoché
istantanea di notizie deliberatamente falsificate o manipolate. E, altro
aspetto da tenere in grande considerazione, la disinformazione non è
più un’arma
in esclusiva dotazione degli Stati e dei loro servizi d’intelligence: essa è
ormai uno strumento alla portata di attori non-statuali sia leciti
(partiti politici, aziende e società finanziarie, gruppi di interesse,
organizzazioni non-governative) che illeciti (gruppi terroristici ed eversivi,
organizzazioni criminali, “poteri occulti”, sette religiose
estremiste).
Ecco perché la disinformazione nell’era del cyber-power rappresenta un rischio
crescente per la sicurezza e la competitività
del sistema-paese. Tra i compiti degli analisti d’intelligence
vi è la tempestiva individuazione di manovre disinformative
ostili, che possono essere di diverso tipo:
• Azioni
di deception strategica promosse da potenze straniere che intendono manipolare
le percezioni dei leaders politici nazionali.
• Campagne
di disinformazione economico-finanziaria che hanno lo scopo di danneggiare la
reputazione dell’Italia e/o delle
sue più importanti imprese, o a influire sui
mercati finanziari con conseguenze destabilizzanti sul sistema economico
nazionale.
• Attività
disinformative
promosse da gruppi e movimenti socio-politici
estremisti al fine di diffondere paura e odio in determinati settori della popolazione
italiana.
• L’uso dello spazio cibernetico da parte
di movimenti terroristici di matrice islamica.
• Operazioni
di disinformazione promosse da organizzazioni criminali italiane o estere per
falsare le analisi o depistare le indagini anti-mafia.
• Il
ricorso, da parte di gruppi terroristici o eversivi, a minacce o falsi allarmi
di attentati CBRN.
Alla luce di tutto ciò, è
evidente che la tradizionale minaccia della disinformazione acquisisce,
nell’era del cyber-power, connotati nuovi e
inediti, rendendo necessario un potenziamento della ricerca scientifica e dell’analisi d’intelligence in questo campo. Inoltre, è
indispensabile rendere sempre più
consapevoli di questa sfida i decisori politici e aziendali italiani, il
sistema mediatico, l’opinione pubblica,
il mondo accademico e gli istituti culturali e di ricerca .
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